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SEGRETI E BUGIE
(SECRETS AND LIES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 maggio 1996
 
di Mike Leigh, con Brenda Blethyn, Marianne Jean-Baptiste (Gran Bretagna, 1996)
 

Quante voltè si è detto che il cinema si riassume in uno sguardo; e nella sua qualità... Senza questa qualità, di SEGRETI E BUGIE non resterebbe che il lato melodrammatico, e pure un poco dimostrativo di una storia che vi lascio giudicare: quella di Hortense, elegante ed educata ragazza di colore di professione optometrista, che decide, alla morte della madre adottiva, di scoprire quali siano i suoi veri genitori. Sarà come mettersi a scalciare in un formicaio: perché, sorpresa numero uno, la madre risulterà bianca. Ed i, quanto al resto della famiglia, tutto da scoprire.

I segreti e le bugie del titolo sono allora quelli che una legge inglese del 1975 vuol evitare: permettendo ai figli adottivi di risalire, con l'aiuto degli uffici di stato civile, fino ai genitori di sangue. Ma sono soprattutto quelle infinite - talvolta pietose (le bugie), tal altra a fin di bene (i segreti) - che accompagnano la nostra vita quotidiana. Sono quelle che reggono (anzi disintegrano) i legami di quella specie di famiglia che Hortense andrà scoprendo. Dalla mamma Cynthia, operaia in una fabbrica di cartoni e rimasta incinta a 16 anni in modo cosi assurdo da non ricordarsene praticamente più; alla figlia di professione spazzina con la quale convive a colpi di bicchieri, lacrime e forse anche sangue; al buon fratello Maurice, il fotografo dei sobborghi londinesi che immortala i soliti sposi, gli immigrati, le vedove con il barboncino. Mutando se non in riso, perlomeno in smorfia la piega triste di un'umanità desolata.

È proprio da questi ritratti (nature morte di vicini di casa ancora in vita, che ricordano un poco quelle composte da un altro ritrattista del proletariato british, Terence Davies: personaggi assurdi e tragicomici, egualmente comuni, terribilmente umani) che incominceremo a notare la differenza esistente fra SECRETS AND LIES e quei teleromanzetti rosa dei quali si nutre cosi golosamente la società inglese. Perché la qualità di quelle istantanee, quel loro modo inimitabile di fondere sarcasmo ed osservazione, humour e disperazione, rabbia e tenerezza ci dice tutto di quella società: che si rimpinza, certo, di telenovelas. Ma sa osservarsi con un acume, una lucidità ed un'emozione che non è esattamente quella alla Pippo Baudo.

SECRETS AND LIES è meno duro, intransigente e disperato di quel NAKED che lo ha preceduto sulla Croisette di tre anni: e che valse premi d'interpretazione e di regia ai suoi autori. Più lineare nella costruzione, possibilista nella conclusione, forse sfiorato dal desiderio di piacere. Ma, come quello, nasce dalla lama di una cinepresa che affonda come poche altre nella solitudine degli individui: impietosa e tenera. Ed è proprio da questo contrasto, da questo desiderio di non arrestarsi dove gli altri esitano, di non temere di affacciarsi a certi abissi della natura umana, ma per poi sostare, ed avvicinare, e comprendere e farci amare che nasce quella maniera affascinante di fare cinema di Mike Leigh.

Con un primo piano crudo che scruta fino dentro i pori della pelle, una scena d'assieme (un tragicomico barbecue nel praticello misero del cottage) organizzata con impeccabile coralità, dei dialoghi che paiono colti proprio sul vivo. E degli attori: che poiché convivono con personaggi odiati - amati nascono da un'intimità, una complicità inderogabile con il regista. Vivono e s'impongono con quella verità che rende il resto derisorio: bugie e segreti dei quali solo Mike Leigh - cosi miracolosamente in equilibrio fra tragedia e farsa - sembra conoscere la chiave.


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